lunedì 18 maggio 2009

Intervista a Morris Possoni


Morris Possoni non ha ancora compiuto 25 anni. Un fisico da scalatore, al quarto anno da professionista, il giovane bergamasco sta disputando il suo secondo Giro d'Italia. Morris abita a Barzana, un fazzoletto di terra fra la Valle Imagna e la Val San Martino ai piedi delle montagne che dividono la bergamasca dal territorio lecchese. Gli esperti lo definiscono un corridore di talento che, maturando ulteriormente, potrà trovare il suo spazio quando ci saranno da affrontare le salite (nelle passate stagioni ha già trovato il modo di mettersi in mostra ottenendo buoni piazzamenti in corse importanti).
Oggi il Giro osserva il giorno di riposo e la carovana si trova in Piemonte, in attesa della famigerata tappa di martedì, la Cuneo-Pinerolo, in cui i corridori dovranno affrontare diverse salite. «Stamattina la sveglia era libera, alle 11 abbiamo dato una sistemata alle bici, abbiamo fatto una piccola riunione parlando di ciò che è successo ieri, e alle 11.30 ci siamo fatti un giro in bici fino a Cuneo, con una sosta in un bar. Abbiamo pranzato e nel pomeriggio relax», racconta l'atleta in forza al Team Columbia, compagno di stanza di Marco Pinotti. Prima del Giro ha disputato il Romandia, ma la condizione non era ottimale: «Non stavo bene, avevo delle placche in gola e ho dovuto prendere l'antibiotico». Adesso però si è ristabilito completamente. Non potrà tuttavia mettersi in mostra facilmente, poiché è al servizio di uno squadrone che ha due uomini tra i primi tre della generale (Thomas Lövkvist e Michael Rogers), un velocista di razza come Mark Cavendish e altri “cavalli pazzi” che hanno già vinto alcune tappe (vedi Edvald Boasson Hagen e Kanstantsin Siutsou): «Siamo partiti bene vincendo la cronosquadre, ma in un team di velocisti abbiamo dovuto lavorare subito. Per questo quando sono iniziate le salite ho accusato fatica. Avendo già dei compagni messi molto bene in classifica generale, il mio compito è aiutarli. Si dovrà stabilire chi tra Rogers e Lövkvist farà effettivamente la classifica, poi c'è Cavendish che fa le volate. Io sono un loro gregario». Ciò non toglie che... «Magari in qualche finale di tappa ci proverò. Anche domani, chissà. Bisognerà vedere se arrivo davanti e se i miei compagni non avranno bisogno di me. Ma sarà molto difficile. Penso che dovrò aiutarli anche domani. Ci tenevo a fare personalmente un bel Giro, ma il nostro team è forte e bisogna essere realisti, accettare che gli altri vadano più forte di te e mettersi al loro servizio».
Qual è l'ingrediente segreto che rende il vostro team così forte? «Siamo tutti legati, c'è affiatamento, ci capiamo subito, anche senza dire una parola. A Venezia, prima che prendesse il via la crono, c'era molto stress. Ma da quando abbiamo vinto basta, lo stress è svanito e si sta molto bene. Si può dire che le altre vittorie sono arrivate automaticamente, perché abbiamo corso con tranquillità e i risultati sono arrivati quasi facilmente, tre vittorie filate negli ultimi tre giorni. Ogni mattina c'è la consueta riunione di squadra e l'obiettivo che ci prefissiamo è fare una bella tappa, ma senza pressione o esasperazione». Sul podio finale Morris vede i suoi compagni di squadra: «Rogers può lottare per la vittoria ma anche Lövkvist può ambire al podio».

Lance Armstrong pedala nel gruppo; che atmosfera si respira con la sua presenza al Giro? «Visto da me e da altri corridori giovani, sicuramente mette un po' di soggezione. Quando lo vedi, nel gruppo, lo lasci sempre passare. Allo stesso tempo è bello averlo lì vicino, e quando passa lui i tifosi si accendono. Lui non è particolarmente espansivo, più che altro sono gli altri corridori che lo vanno a cercare».
Nella tappa di sabato 16 maggio, la Morbegno-Bergamo, ha giocato in casa, ma è rimasto coperto: «In quella tappa siamo partiti a mille all'ora, siamo andati forte anche sulla salita del Culmine di San Pietro, e verso Bergamo mi sono un po' spento, forse anche per lo stress della consapevolezza di correre tra la mia gente. Tra Solto Collina e il Colle Gallo mi sono accorto di non avere la gamba per stare davanti. Avrei sofferto troppo, così ho lasciato perdere l'idea. Dovevo stare attento a non spendere energie inutilmente per stare pronto a fare il mio lavoro di gregario». Il suo fedele fan club era presente in due tappe: «Sono venuti all'Alpe di Siusi, a Bergamo erano sparsi per il tracciato, e spero che vengano ancora».
Ieri la tappa Milano Show 100, finita in un mare di polemiche e di attacchi ai corridori: «Fuori dalla corsa la gente non capisce tanto la pericolosità del nostro mestiere. Pensano che andiamo piano apposta per non far fatica. Ma forse è inutile anche star lì a spiegare, non so se capirebbero. Quella di Milano è stata una tappa molto rischiosa. L'ideale sarebbe stato fare piano i primi otto giri, per non fare la corsa vera, e al penultimo giro cominciare la corsa vera per fare l'ordine d'arrivo. La cosa più pericolosa erano i binari del tram, te li trovavi anche in curva, era sufficiente andarci su nel senso sbagliato per cascare e buttare giù altri dieci atleti. Certe strade poi erano tanto strette. Un conto è far passare i corridori da Milano per la passerella finale, un altro è organizzare a Milano una tappa intera dopo la prima settimana. Alla fine abbiamo fatto 38 di media, non siamo andati poi così piano, il casino è nato solo perché a un certo punto ci siamo fermati a spiegare. Eravamo 200 corridori ed essendo una tappa intermedia tutti volevano stare davanti, velocisti, uomini di classifica... sarebbe stato uno stress enorme e il rischio di cadute sarebbe ulteriormente aumentato. C'erano anche auto ferme sul percorso e nessuno a segnalarle, poi un pezzo a senso alternato separato soltanto dai birilli...».
Milano Show a parte, Morris Possoni non può che essere soddisfatto: partecipa al Giro d'Italia del centenario, ha la possibilità di fare esperienza, fa parte del team più forte e blasonato del momento, corre al fianco di compagni di squadra giovani e pieni di grinta ed entusiasmo, un team, il Columbia High Road, che sta portando al Giro una ventata di forza e freschezza.


Enula Bassanelli

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